sabato 9 luglio 2016

Q. ALIQUI.

Poeta barocco o eroe del Risorgimento e quasi certamente non entrambe le cose (?, ?; ?, ?).  





Nei tragici mesi che seguirono  l’8 settembre 1943, mentre in tutto il resto della regione si sgranava un rosario di deportazioni, torture e fucilazioni, Commiserate ebbe la fortuna, certo del tutto relativa, di essere occupata dal Reserve-Gebirgs-Jäger-Regiment 189 (189° reggimento di riserva di fanteria da montagna), 


un reparto costituito da uomini prossimi alla mezza età, richiamati alle armi sul finire della guerra, che avevano solo voglia di tornarsene quanto prima nella natia Baviera. Nulla lasciava pensare, pertanto, che, quando  il 26 Aprile del ’45, finalmente arrivò loro l’ordine di ritirarsi, gli uomini del Maggiore Tattenbach, cattolicissimo veterano della Grande Guerra , si lasciassero andare alle devastazioni.  Mantenendo la promessa fatta dal loro comandante a Bernardo Breitner, allora vescovo di Commiserate, di cui era buon amico, non fecero saltare i ponti sull’Ontona, come pure era stato loro esplicitamente  ordinato dallo OberbefehlshaberSüdwest, (Comando Supremo Sudoccidentale, da cui dipendevano  come tutte le forze germaniche ancora presenti in Italia), ma si scatenarono con particolare ferocia contro alcuni edifici dell’amministrazione cittadina e in particolare contro il Registro delle Imposte che, incendiato, andò completamente distrutto.
In quel rogo scomparvero anche le deliberazioni della commissione toponomastica,  conservate in un piccolo archivio, poco più di uno sgabuzzino, all’ultimo piano dello stesso stabile. Un danno in fondo secondario,  che  però si fece sentire quando, alla fine degli anni sessanta, l’ amministrazione comunale volle cambiare la targhe, che il tempo aveva ormai reso quasi illeggibili, con i nomi delle vie del centro. Nelle nuove, della personalità commemorata, si era deciso di far iscrivere anche gli anni della sua nascita e della sua morte e cosa lo avesse reso celebre. Nessun problema salvo per  Q.Aliqui. Di lui, a cui pure una via era stata intitolata da sempre, nessuno ricordava nulla. Neppure il  nome, a parte la Q con il punto che figurava sulla vecchia targa. Si provò a chiedere agli abitanti della via; nessuno ricordava d’averne mai saputo niente. Si chiese ai più preparati tra gli insegnanti del prestigioso liceo cittadino. Secondo il professor Boscolo, insegnante d’italiano prossimo alla pensione, doveva trattarsi di Quintilio Aliqui, poeta barocco di cui gli pareva d’aver  letto qualcosa in gioventù; secondo la sua collega e coetanea professoressa  Tagliapani, laureatasi a suo tempo con una tesi di storia del Risorgimento, doveva invece trattarsi di Quirino Aliqui, un amico di Garibaldi, o forse di Bixio, nel cui nome era quasi certa d’essere incappata durante i suoi studi.
Non volendo dar torto all’uno o all’altro, l’amministrazione comunale, allora guidata dal democristianissimo  già Onorevole Guzzoni, pensò a quel punto di intitolare la via a Don Murzio, eroe dell’antifascismo e fondatore della locale sezione del Partito Popolare, ma, davanti alle vibranti proteste dei commiseratesi, per i quali avere in città una via  Aliqui  era un’ormai irrinunciabile certezza,  rinunciò al progetto.


Al posto della vecchia targa, ne mise una nuova, identica a tutte le altre appena rifatte, salvo portare iscritto  il Q. Aliqui di sempre e null’altro. Ad onore di Commiserate resta avere un caso raro, ma glorioso, di commemorato ignoto.

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