sabato 30 luglio 2016

NAZARENO NAZARENI

Non astronomo e non matematico.


Ritratto non di Nazareno Nazareni

(Baranello di Commiserate 15 febbraio 1564; Commiserate Ontona, 12 gennaio 1642). Speziale, come prima di lui il padre Moderato ed il nonno Baldovino (o Balduino), non volle mai lasciare la propria bottega né


allontanarsi in alcun modo da Commiserate. Mancanza d’occasione, ma soprattutto di curiosità, che, elemento chiave per capirne il pensiero, considerava “vizio perniciosissimo”.  Parole, queste, che incontriamo nella condanna del cannocchiale, superfluo femmineo istrumento per imperfettamente conoscer quel che al virilmente avvicinarsi si puote con certezza sapere, contenuta nel prologo del suo De inutile nuntio,  risoluta affermazione della futilità dell’astronomia, “che lassù sta ‘l firmamento e noi quaggiù” scritta nel 1611 in risposta al SidereusNuncius e in volgare, nonostante il titolo latino, acciocché l’annunciator pisano, uomo di nulle lettere, intenda. Solo un episodio, ad ogni modo, della sua strenue lotta contro i “nefasti errori” di Galileo, e certo meno famoso di quello che lo vide protagonista il 27 maggio 1604 quando, davanti ad una piazza gremita, salì sul campanile sinistro di San Tiepido e da lì fece cadere, contemporaneamente, una piuma ed una palla di falconetto. Il piombo precipitò come doveva,  la piuma se ne restò a svolazzare nel vento e Nazareno, osannato dalla folla, si guadagnò un posto nella storia della scienza: credendo di aver  così dimostrato l’infondatezza della legge galileiana sulla caduta dei gravi, era diventato, e come tale meriterebbe d’essere ricordato, il padre dell’errore  nella valutazione dei dati sperimentali.
Morì il giorno stesso in cui fu raggiunto dalla notizia della scomparsa di Galileo. Sul cenotafio che i commiseratesi eressero a sua memoria nel duomo cittadino, gli fanno  da epitaffio le sue ultime parole, sintesi del sentire di una vita ed estremasfida all’eterno rivale*: “Et infine nessun si move”.

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