A-artista a-figurativo
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M.M.Mariotti, Autoritratto a luci spente (1954) |
(Remenate Ontona, 12 settembre 1916; Figliate
Appiano, 19 febbraio 1999). Un’infanzia e una gioventù come
tante, quelle di Mario M. Mariotti, cresciuto in una famiglia operaia
e diplomatosi, tra mille sacrifici, perito meccanico. A cambiarlo
furono la guerra e la prigionia; in particolare i lunghi anni passati
sotto il grande cielo del Montana, dove era stato inviato dopo esser
stato catturato
a Tunisi, assieme a quel che restava delle forze
dell’Asse in Nordafrica. Un’esperienza che gli rese
insopportabili le ore passate nei chiusi capannoni dell’azienda
remenatese dove, rientrato in patria, era tornato a lavorare. Fu
questo, che gli fece scoprire l’arte. La pittura, gli salvò la
vita. “Altrimenti potevo solo andare a far rapine”. Un inizio
stentato, fatto di maldestre imitazioni degli impressionisti, poi,
subito un’accelerazione. Nell’Italia ribollente del primo boom
economico, Mario Maria Mariotti e la sua arte corrono. Raggiungono le
avanguardie. Le superano.
Legge
di Malevic’ e ne è folgorato. Nascono così le grandi tele del
Suprematismo figurativo che pongono il nome di Mariotti al centro,
quasi, del panorama artistico europeo. Sono solo dei quadrati
colorati, le sue opere, dicono alcuni scettici. Sono identiche, non
fosse per le dimensioni, a quelle del maestro russo, scrivono altri.
E’ Ruggero Antonio Stracchi, il grande critico e storico dell’arte
commiseratese, ad affermarne per primo l’assoluto valore. Se è
kantianamente da valutare l’intenzione, prima del gesto, come non
capire quanto distanza corre tra il Quadrato
rosso
di Malevic’ e uno dei Papaveri
di Mariotti, sempre quadrati, sempre rossi, ma carichi di suggestioni
post-impressioniste e addirittura barocche. “Nei quadri di
Mariotti”, scrisse anzi il grande critico nella monografia dedicata
al Maestro, “è tutta la storia della pittura europea che riannoda
i propri fili”.
Riannodare.
Ricostruire. Verbi cardine per comprendere il successivo sviluppo
dell’arte di Mariotti. Quando lo stesso Stracchi gli mostra i tagli
che Lucio Fontana praticava in quegli anni, all’artista ontonese
viene spontaneo ripeterli nelle proprie opere, salvo poi suturarli
perfettamente, restituendo alla superficie pittorica la sua
sacralità. Non c’è modo, di distinguere il quadrato verde di una
sua Val
Spersa
del ’54 da quello, dello stesso colore, di una
Restituzione Spaziale del
’55? E’ ancora Stracchi a illuminarci. Cambia l’intenzione,
certo. Soprattutto, e il critico lo sottolinea, cambia la strada
percorsa per raggiungere la meta. Ed è la strada, il cammino, a
contare, per chi ha fatto propri i principi dello Zen. Gli stessi
principi che spingono Mariotti a ricercare la semplicità e a
rinunciare al colore. Per un intero decennio le sue
Restituzioni
saranno solo bianche o nere. (Dovrebbe essere chiaro a tutti, a
questo punto, perché queste opere non debbano essere assolutamente
confuse con Le
notti
e Le
nevicate
del periodo precedente). Una pittura a-cromatica che lo lascia, però,
sempre più insoddisfatto. In cui il gesto corrompe la purezza
dell’intenzione. In cui la materialità dell’oggetto artistico
nega l’anelito all’eterno che vorrebbe testimoniare. E Mario
Maria Mariotti fa un ultimo passo. Importante, per la storia
dell’arte, quanto quello che Neil Armstrong aveva appena compiuto
sulla luna. Dal 1969 in poi, il Maestro, ormai celebrità quasi
planetaria, praticherà solo la a-pittura. Nascono a-opere
straordinarie che M. M. Mariotti, ormai raggiunta la tranquillità
economica, dona a chiunque prometta di prendersene cura. Alla sua
morte, avvenuta nel giardino della sua villa di Figliate Appiano,
mentre stava a-dipingendo un a-vista dell’amatissima ansa
dell’Ontona, saranno pochissimi i commiseratesi che sosterranno di
non averne in casa almeno una.
Pare
che l’Onorevole Wolfgang Tagliabue, a dimostrazione di quanto siano
false le voci che vorrebbero il suo partito lontano dal mondo della
cultura, abbia ottenuto un importante finanziamento per la
realizzazione di un a-museo dove esporre le a-opere del grande
a-artista. Si tratterebbe di 6.450.000 Euro. Sì, Euro senza nessuna
a.
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